PROVO

PROVO

DATE:
1965-1967

GRUPPI E LUOGHI:
Provo Amsterdam, Provo Maastricht, Provo Rotterdam, Provo Anversa, Provo Bruxelles, Provo Milano Uno, Onda Verde (Milano), Gruppo Roma Uno- Gruppo NO (Roma), Provos Firenze, Comité exécutif du Provotariat (Parigi).

RIVISTE:
«Provo» (1965, Amsterdam), «Revo» (1966, Bruxelles), «Ontbijt op bed» (1966-1967, Maastricht), «Mondo beat» (1966-1967, Milano), «Peng», (1967, Francoforte); «Pensiero» (1967, Brescia), «NO» (1967, Roma), «Provo» (1967, Milano); «Provo capellone» (1967, Roma).

EVENTI:
Presentazione del Piano delle biciclette bianche (Amsterdam, 28 luglio 1965); happening provocatorio contro la corona olandese (Aja, settembre 1965); Manifestazione permanente (Milano, marzo 1967).

DESCRIZIONE:
Il movimento Provo nasce ad Amsterdam nel 1965 e viene ricordato come la prima manifestazione del movimento internazionale di protesta sviluppatosi in Europa negli anni Sessanta. Il nucleo originario si forma a partire dall’incontro tra alcuni giovani anarchici, tra i quali Roel Van Duijn – in seguito considerato l’ideologo del movimento -, e alcuni giovani “teppisti” e beat del sottoproletariato della città radunati inizialmente attorno a un eccentrico performer di nome Robert Grootveld che aveva inaugurato una serie di happening a carattere protestatario contro il tabagismo e il consumismo nella piazzetta Spui della città di Amsterdam, divenuta il primo luogo di ritrovo del movimento; tra i molti studenti, ex-situazionisti, scrittori e artisti che partecipano al movimento si devono segnalare Bart Huges, Simon Vinkenoog, Rob Stolk, Bernhard De Vries e Constant Nieuwenhuys, membro del gruppo artistico e letterario COBRA. Il movimento non si struttura come un gruppo e rifiuta qualunque gerarchia interna, assumendo la forma di un’assemblea composita che nei momenti di maggiore partecipazione conta intorno ai 50 componenti; esso dimostra tuttavia notevole capacità organizzativa e di concertazione al suo interno. Il nome, abbreviazione del termine “provocazione”, viene ripreso dalla definizione che il sociologo Wouter Buikhuisen attribuisce ai giovani teppisti (nozen) di strada appartenenti al sottoproletariato urbano nelle città olandesi, e viene utilizzato da Van Duijn e Stolk come titolo della rivista anarchica da loro fondata con l’apporto di Grootveld e di altri, «Provo»; assieme ai volantini, intitolati Provokatie, la rivista si presenta come veicolo identitario del movimento e mezzo principale di diffusione delle proposte e delle iniziative da esso intraprese. A partire dalla dichiarata matrice anarchica, i Provo muovono verso un superamento delle ideologie dominanti perseguendo una politica di protesta concentrata sui temi dell’antimilitarismo e del disarmo nucleare, dell’antiautoritarismo, della lotta al consumismo e alle logiche del capitalismo, a favore della libertà sessuale e dell’ecologismo, ben prima che quest’ultimo diventasse argomento di dibattito invalso nella politica e nell’opinione pubblica. Le modalità di protesta e il contenuto delle proposte, specie su alcune tematiche, torneranno più volte nel tempo a caratterizzare i movimenti di protesta e si presentano tutt’oggi di estrema attualità: i Provo promuovono infatti campagne e iniziative a favore del consumo consapevole svincolato dalle logiche pubblicitarie – esemplare in questo senso la lotta contro il fumo e le multinazionali del tabacco – e contro gli status symbol ad esse correlati, come il possesso dell’automobile e della casa, questioni a loro volta legate a una più ampia critica alla proprietà privata. Estremamente significativa è la proposta di adozione di misure ecologiste contro la “catastrofe” imminente provocata dallo sviluppo del capitalismo come il noto Piano delle biciclette bianche, che consiste nella promozione dell’utilizzo libero e gratuito delle biciclette come mezzo alternativo alle automobili, ritenute inquinanti e pericolose, nonché mito tra i più rappresentativi della società consumista. Le proposte più strutturate, come quella delle biciclette, vengo dette Piani bianchi e pubblicizzate sui fogli del movimento: essi contengono proposte e soluzioni pratiche a problemi specifici posti dalla società contemporanea e dalla realtà territoriale in cui il movimento si inserisce. Si ricordino ad esempio il Piano delle galline bianche volto al disarmo della polizia cittadina, il Piano delle mogli bianche, a favore di una maggiore libertà di autodeterminazione per le donne, e il Piano delle case bianche per la collettivizzazione degli alloggi e in risposta alla carenza di abitazioni in città. Di grande interesse il progetto per un nuovo assetto urbanistico delle città ideato da Constant tempo prima e pubblicato sul n. 9 di «Provo», in cui prende corpo l’utopia di una città ideale dove gli abitanti possano creare nuovi spazi sociali e vivere liberi dalle costrizioni di una vita regolata dalle logiche dell’utilitarismo e del consumismo. Questa attenzione per gli aspetti pratici del vivere quotidiano è probabilmente alla base del consenso ricevuto dai Provo tra i cittadini di Amsterdam e dell’intera Olanda che porta il movimento ad ottenere anche alcune conquiste significative sul piano dei diritti civili e dell’amministrazione delle città, cambiando profondamente le abitudini di vita degli abitanti. A differenza di altri movimenti di protesta e della più generalizzata attitudine beat al rifiuto e al distacco dalla società come forma di negazione dei valori da essa imposti, nel caso dei Provo l’azione politica tende ad agire dall’interno della società stessa per modificarne alcuni aspetti, con la consapevolezza, tuttavia, dell’impossibilità di un mutamento radicale. Caratteristica precipua della prassi politica dei Provo e elemento di maggior influenza sulle pratiche protestatarie coeve e successive in tutta Europa è la combinazione tra le proposte costruttive e le azioni di provocazione: contestualmente ai piani viene infatti sviluppata una metodologia provocatoria che costituisce l’essenza stessa del movimento prima ancora delle motivazioni ideologiche. Sotto il profondo ascendente – più o meno consapevole – delle avanguardie artistiche del Novecento, in particolare del Dadaismo, ma anche del Situazionismo, i Provo sviluppano una metodologia di contestazione basata sulle forme dell’happening che utilizza l’ironia e l’elemento ludico come armi principali. Tra i numerosi happening attorno a cui cresce il movimento si ricordino quello fuori dal palazzo reale di Amsterdam quando, dopo aver distribuito un invito al confronto dal tono canzonatorio rivolto alla regina, viene fatto esplodere un televisore che trasmette l’immagine della regina stessa: in seguito all’evento si scatena la cosiddetta “malattia del monello”, una duratura epidemia di happening per tutta la città. Tra le azioni più note e riuscite vi è anche l’avvio del Marihu project, ideato da Grootveld, Huges e dall’artista Fredd Wessel, condotto a favore della liberalizzazione delle droghe e con intento derisorio nei confronti delle forze dell’ordine; si tratta di un vero e proprio gioco, corredato di un sistema per il calcolo del punteggio, consistente nella larga distribuzione di bustine di marijuana dalla confezione estremamente curata, che avrà grande diffusione anche in altri Paesi. Altro ruolo prioritario della strategia adottata dai Provo è affidato alla provocazione sul piano linguistico attraverso l’utilizzo del detournement nei fogli del movimento, spesso contenenti interventi sotto forma di poesia. Riviste e volantini rispondono anche all’esigenza di una informazione più veridica contro le denigratorie campagne stampa dei maggiori quotidiani, in particolare il «Telegraf» di Amsterdam, contrario al movimento. Una delle beffe meglio riuscite nei confronti del sistema di comunicazione è rappresentata dal “concilio” Provo organizzato presso un castello vicino Maastricht, al quale la stampa accede solo sotto lauto pagamento; il concilio si rivela in realtà un grande spettacolo di celebrazione del nonsense e dell’ironia. Nel marzo 1967 un ultimo gesto di provocazione è costituito dalla candidatura del movimento al consiglio comunale di Amsterdam effettuata con l’obiettivo di mettere in ridicolo il potere politico attraverso una campagna elettorale dagli slogan paradossali. Il voto dei cittadini porterà tuttavia i Provo ad occupare realmente un posto nel consiglio, che verrà gestito a rotazione da alcuni membri del gruppo. Contestualmente, nel momento di maggiore apice e secondo una logica tipicamente avanguardistica di morte e trasfigurazione, il movimento opta per un “suicidio” programmato, giudicando l’esperienza in via d’esaurimento: esce l’ultimo numero di «Provo» e viene organizzato un Comitato di Liquidazione che deve decidere le sorti del movimento, il quale tuttavia lascerà una profonda eredità sulle successive forme di protesta, spesso animate dagli stessi protagonisti. La metodologia provocatoria viene adottata dagli altri gruppi provo diffusi in Europa proprio su modello di quello olandese e influisce profondamente sulle strategie di protesta inserendosi all’interno del più ampio e diffuso movimento beat. Negli stessi anni nascono molti gruppi Provo in tutti i Paesi Bassi, in Belgio, Svezia, Francia, Italia e il movimento attecchisce anche a New York. I gruppi agiscono anche di concerto tra loro, come in occasione del lancio di un manifesto unitario distribuito contemporaneamente nel 1967 a Göteborg, Stoccolma, Bruxelles e Milano, in cui si spiegano natura e ragioni del movimento. A Parigi è attivo il Comité exécutif du Provotariat, che organizza tra il 1966 e il 1967 delle manifestazioni nel quartiere Latino, ma l’esperienza provo in Francia appare per lo più diluita nel più ampio movimento che si sviluppa a ridosso del Sessantotto e legato al movimento anarchico. In Italia nascono diversi gruppi che si autodefiniscono provo soprattutto a Milano e a Roma, ma anche in altri centri cittadini come Ferrara, Reggio Emilia, Parma, Firenze e Genova, segnando profondamente la formazione politica di militanti che continueranno a lungo ad animare i movimenti di controcultura e di protesta politica, nonché le ideologie e le strategie di contestazione del movimento pre-sessantottino. A Milano è attivo il Gruppo Provo legato al circolo anarchico Sacco e Vanzetti, che pubblica il bollettino «Provo», di cui sono stati editi 4 numeri ciclostilati. Il gruppo di Onda verde, anch’esso attivo a Milano tra il 1966 e il 1967, può essere considerato il principale gruppo provo italiano: ne fanno parte tra gli altri Andrea Valcarenghi, futuro fondatore di «Re Nudo», Marco Maria Sigiani, proveniente dall’area situazionista e già animatore delle edizioni ED 912 di Milano assieme a Antonio Pilati, anche lui membro di Onda verde; partecipano inoltre Giuliano Modesti, Gianfranco Sanguinetti, che fonderà «L’internazionale situazionista» italiana, e Umberto Tiboni, membro del gruppo della rivista «Mondo beat». Onda verde si fonde nel 1967 con il gruppo di «Mondo beat», prima storica rivista underground italiana, ideata tra gli altri da Vittorio Di Russo, reduce dell’esperienza diretta tra i Provo di Amsterdam; la rivista si connota in realtà come il giornale ufficiale di tutti i gruppi beat e provo milanesi. Tra le molte iniziative organizzate insieme Provo e Beat avviano nel marzo 1967 una manifestazione di happening permanente per le strade di Milano esibendo scritte provocatorie sugli abiti. A Roma si segnala in particolare il Gruppo Provo Roma Uno – in seguito denominato Gruppo NO – che pubblica la rivista «Provo capellone», nel quale sono attivi Carlo Silvestro, poeta e fotografo, Marcello Baraghini, futuro editore di Stampa alternativa, Luca Bracci e Gianoberto Gallieri detto Pinky, membro della Federazione Anarchica Giovanile e spesso ricordato come figura “mitica” del movimento.

BIBLIOGRAFIA:
Per la storia del movimento nel suo complesso e in Italia in particolare si rimanda a: W. Hollstein, Underground. Sociologia della contestazione giovanile, Sansoni, Firenze 1971; M. Guarnaccia, Provos. Amsterdam 1960-67: gli inizi della controcultura, AAA edizioni, Bertiolo 1997; L. Benvenga, Il movimento Provo. Controcultura in bicicletta, NOVALOGOS/Ortica, Aprilia 2012. Per quel che riguarda i contatti con gli anarchici e l’influenza del pensiero anarchico si veda F. Schirone, La gioventù anarchica negli anni delle contestazioni 1965-1967, Zeroincondotta, Milano 2006. Sul movimento Provo in Francia si rimanda a  N. Pas, Images d’une révolte ludique. Le mouvement néerlandais Provo en France dans les années soixante, in «Revue Historique», n. 2, 2005.

 

[Giovanna Lo Monaco]
[scheda aggiornata al 12 novembre 2018]