La Fiera Letteraria

La Fiera Letteraria

Data inizio
1925

Data fine
1977

Luogo di edizione:
Milano; Roma (dal 1928)

Interruzioni:
1936- 1943; 1969 – 1970

Numero totale dei fascicoli:
477 (dal 1946 al 1977)

Principali collaboratori:
Giovanni Battista Angioletti, Giovanni Buttafava, Nicola Chiaromonte, Gustav Herling, Jacob Popper, Carlo ripa di Meana, Ignazio Silone, Giovanni Cristini, Ferdinando Virdia, Lia Wainstein

Descrizione
La storia del settimanale di letteratura e arti «La Fiera Letteraria», fondato nel 1925 da Umberto Fracchia, è caratterizzata da varie interruzioni e molteplici cambiamenti di direzione e di editore. Dopo la Seconda guerra mondiale riprese le sue pubblicazioni nel 1946, sotto la direzione di Giovanni Battista Angioletti, mantenendo il suo carattere precipuamente estetico-letterario e rifuggendo, quindi, il discorso politico militante, tipico della maggior parte delle riviste culturali dell’Italia repubblicana.
A partire dagli anni Sessanta ampliò i suoi interessi, prima a questioni socio-letterarie e poi, via via, a temi di carattere sociale e di costume, imitando sempre di più, anche nella veste grafica, i rotocalchi.
Di stampo democratico-liberale, nel corso degli anni, la rivista difese l’indipendenza del discorso letterario da quello politico, dichiarandosi ideologicamente neutrale e al di sopra della logica per schieramenti, caratteristica del periodo della Guerra fredda.
Nonostante affidasse il suo orientamento di pensiero a un generico umanitarismo di stampo cattolico, fu apertamente antisovietica e anticomunista. È all’interno di questo orizzonte, che fin dagli anni Cinquanta «La Fiera Letteraria» si occupò della cultura di opposizione e dissidente in Urss e, in generale, nei Paesi del blocco comunista, interessandosi non solo a opere e movimenti artistico-letterari, ma anche a questioni relative la libertà di stampa e di espressione e, quindi, della generale condizione degli intellettuali.
L’attacco al sistema repressivo sovietico diventò più duro a mano a mano che, con il passare degli anni, si fecero ineludibili i segni del fallimento delle politiche del Disgelo e, di conseguenza, quei tentativi italiani – primo fra tutti quello della Comes – di costruire ponti diplomatici tra intellettuali dell’Europa occidentale e i rappresentanti più progressisti dell’apparato culturale d’oltrecortina.
Questa linea, però, era difesa dalla rivista come un obbligo morale e mai come un interesse politico-ideologico.
Già nel 1956 in relazione ai fatti di Budapest, la redazione difese il suo diritto a prendere parte per il popolo ungherese oppresso come «un fatto umano», contro «i tentativi ansimanti e partigiani di dare una motivazione politica o militare a quell’eccidio» (25 novembre 1956, p.10).
Questo punto di vista sarà affermato durante tutti gli anni di vita della rivista e farà da sfondo tanto alla difesa di Pasternak, in occasione del “Caso Živago” nel 1958, quanto a quella di Solženicyn, di cui la rivista si occuperà a partire dal 1967.
Nell’editoriale del primo numero del gennaio 1966, l’attenzione al dissenso sovietico e nell’Est e la condanna ai regimi di oltrecortina sono giustificate con l’intento generico «di aggiornare il lettore e di attivare discussioni sullo stato della libertà e della cultura nel mondo» (13 gennaio 1966, p.2).
Fino alla metà degli anni Sessanta «La Fiera Letteraria» seguì, comunque, l’altalenante politica del disgelo culturale sovietico, guardando con interesse a personaggi come Aleksandr Tvardovskij e agli sforzi della Comes di attivare canali di comunicazione capaci di favorire la liberalizzazione della vita culturale sovietica, di cui un risultato fu il viaggio di Anna Achmatova in Italia, per il conferimento del premio Taormina nel 1966.
Questa linea cominciò ad incrinarsi con l’arresto e la condanna di Iosif Brodskij, nel settembre del 1964, tanto che, immediatamente dopo, si registrarono le prime posizioni polemiche nei confronti di Giancarlo Vigorelli.
Con il contributo decisivo di Gustav Herling e servendosi della collaborazione di molti intellettuali stranieri, a partire dall’arresto degli scrittori Julij Daniėl’ e Andrej Sinjavskij nel 1965 e poi con l’occupazione sovietica di Praga nel 1968, «La Fiera Letteraria» cominciò a mettere apertamente in discussione la linea della Società europea degli scrittori, aderendo invece al progetto che nasceva proprio in quel periodo dell’Unione italiana per il Progresso della cultura. Da quel momento, la rivista intensificò il suo interesse nei confronti degli intellettuali perseguitati, in patria o esuli, allargando il discorso alle forme di protesta che in Urss nascevano in relazione ai processi e alle condanne e presentando al pubblico italiano il variegato mondo della cultura clandestina sovietica.
In relazione alle vicende di Daniėl’ e Sinjavskij, seguite con assiduità e partecipazione già quando si parlava di Aržak e Terz, si raccontarono storie ancora oggi non sempre note come, per esempio, quelle degli scrittori nazionalisti ucraini Vasyl Simonenko e Ivan Svetličny, del commediografo russo Evgenij Švarc e quelle del poeta Valerij Tarsis. Allo stesso tempo, la testata accolse le traduzioni di versi e interventi di diversi poeti dissidenti, parlando così delle riviste samizdat, alcune delle quali, come «Feniks», riuscivano fortunosamente ad arrivare in Occidente.
Di questo stesso periodo, inoltre, sono una serie di articoli che tendono a ricostruire le esperienze degli scrittori Boris Pil’njak e Evgenij Zamjatin, di Nikolaj Zabolockij e di Pëtr Jakir.
I casi di Daniėl’ e Sinjavskij vengono inoltre affiancati a quelli degli autori jugoslavi Mijailo Mihajlov e M. Butovič, ma anche ad alcune esperienze di dissenso rumeno o della Germania dell’Est, come ad esempio, quella dello scienziato marxista della DDR Robert Havermann.
Il discorso sul dissenso è ampliato, dunque, anche ai Paesi satellite e diventa traccia di una più generale critica al sistema repressivo sovietico, che è letto come una conseguenza diretta del leninismo e visto come destino inevitabile di tutte le società ispirate ai principi ideologici ed economici del marxismo.
Nel 1967 comparve nella rivista un capitolo del Maestro e Margherita, che contestualmente vedeva la luce in Italia per la traduzione di Milli de Monticelli. In quello stesso anno, la pubblicazione dello Stenogramma del processo a Daniėl’ e a Sinjavskij, pervenuto clandestinamente in Occidente e pubblicato in anteprima europea dalla rivista «Grani» di Francoforte, si affiancava alla discussione sulla Lettera aperta di Solženicyn all’Unione degli Scrittori. Le vicende di quest’ultimo saranno seguite dalla rivista da questo momento fino alla fine delle sue pubblicazioni.
«La Fiera Letteraria» con numerosi articoli e richiami mantenne infatti alta l’attenzione sulle persecuzioni e l’isolamento che seguirono l’espulsione dell’autore di Primo cerchio dall’Unione degli scrittori. In occasione dell’arresto e dell’esilio di Solženicyn in seguito alla pubblicazione di Arcipelago Gulag, la rivista si attestò tra i periodici che dedicarono il maggior numero di pagine e di articoli allo scrittore, le cui vicende furono raccontate insieme a quelle di Andreij Amal’rik, Il’ja Gabaj, Aleksandr Ginzburg, Pëtr Grigorenko, Pavel Litvinov, Anatolij Marčenko, Andreij Sacharov, Roy e Žores Medvedev.
Nel corso degli anni, articoli e inchieste informative su argomenti di carattere politico-ideologico e sociale, quali la storia del Partito Comunista Sovietico in Urss, la condizione e l’opposizione degli intellettuali, la censura sovietica, accompagnarono gli interventi legati agli autori e alle opere letterarie del dissenso proveniente dall’universo dell’oltrecortina.

Selezione articoli
Redazione, Bilancio di una indignazione, 25 novembre 1956, p. 10
Redazione, Lo scrittore deve dire la verità, 2 dicembre 1956, p. 8
F. Virdia, Pasternak e il futuro, 19 gennaio 1958, p. 10
L. Abel, N. Chiaromonte, A. Negri, Discussione- Il «Dottor Živago» e la sensibilità moderna, 12 novembre 1958, pp. 10-11.
P. Balke, Il caso Brodsky, 4 ottobre 1966, p. 4.
G. Buttafava, Brodskij, angelo enigmatico, 29 novembre 1964, p. 5.
G. Manzini, Tre immagini dell’Achmatova, 20 dicembre 1964, p 1 e 12.
A. Gaspard, Arrestato Mihajlov. In Jugoslavia un nuovo caso Djlas, 28 marzo 1965, p. 2.
J. Popper, Lettera da Bucarest. La ribellione della “vecchia guardia” nella poesia rumena, 23 maggio 1965, p. 4.
J. Popper, La poesia dell’altra Russia, 6 giugno 1965, p. 6 e 10.
W. Fedoronczuk, Il “Diario” di Wasyl Symonenko, 1 agosto 1965, p. 5.
G. Herling, Destino di scrittori, 12 settembre 1965, p. 1 e 2.
J. Popper, Mihajlov, un ottimista imbarazzante, 19settembre 1965, p. 1 e 10.
G. Herling, I clandestini. Chi è Abram Terz?, 7 novembre 1965, p.1.
Notizia, Protestano gli studenti a Mosca, 15 dicembre 1965, p. 1.
L. Labedz e M. Hayward, Per noi è Abram Terz. La drammatica vicenda del critico sovietico Sinjavskij, 13 gennaio 1966, pp. 16, 17.
I. Silone, Silenzio provvisorio dopo la condanna di Sinjavskij e Daniel, 24 febbraio 1966, p. 3.
G. Cristini, Il caso Havermann, 31 marzo 1966, p. 5.
C. Ripa di Meana, Umanità di Valerij Tarsis, 7 aprile 1966, p. 3 e 4.
J. Popper, La sfinge, Una nuova rivista clandestina russa, 7 aprile 1966, p. 15.
C. B[arbati]., Riparte il dialogo. Quattro scrittori sovietici all’incontro romano della Comes, 30 marzo 1967, p. 3.
C. Barbarti, Alexandre Tvardovsky direttore del “Novy Mir, 30 marzo 1967, pp. 4 e 5
Stenogramma del processo a Daniėl’ e Siniavskij: Parola per parola il processo contro Daniel e Siniavskij. 13 aprile 1967, pp. 5-6.
Capitolo del Maestro e Margherita, 30 aprile 1967, pp.12-13.
G. Vigorelli, La letteratura non è una cosmetica. Dopo le perquisizione, la “Lettera aperta” di Solzenitsyn, 22 giugno 1967, pp.3-4.
Notizia, Sul caso Bukovskij, 23 gennaio 1972, p. 5.
M. Popescu, La Romania ha il suo Solženicyn, 12 marzo 1972, pp. 8-10.
R. Bertacchini, Dissenso e contestazione, 4 giugno 1972, pp. 11-12.
G. Ruggieri, L’arresto di Piotr Yakir. Il nome nuovo della repressione, 17 settembre 1972, p. 11.
Notizia, Solgenitsin o della disperazione,  24 dicembre 72, p. 4.
G. de Sanctis, Per Solgenitsin esilio forzato, 17 febbraio 74, p. 2.
L. Wainstein, Terrore di Stato, 17 febbraio 1974, p. 20.
M. Pini, Come l’Urss imbrigliava il dissenso, 28 aprile 1974, pp. 4-5.
M. Freni Nel nome della verità. Nuove testimonianze su Solgenitsin, 28 aprile, p. 9.
A. Valcini, A Sacharov il “Del Duca”, 16 giugno, p. 30.
P. Permoli, Lenin il mito e le sue ombre, 23 febbraio 75, pp. 6-16 e 2 marzo 75, pp. 6-8.

 

[Alessandra Reccia]
[scheda aggiornata al 5 aprile 2019]