Gruppo 70

Gruppo 70

DATE:
1963-1968

LUOGO:
Firenze

PROMOTORI:
Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Luciano Ori, Lamberto Pignotti.

PARTECIPANTI:
Di seguito l’elenco di coloro che, a vario titolo, hanno partecipato ai convegni, mostre, e/o iniziative editoriali del Gruppo: Luciano Anceschi, Nanni Balestrini, Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Vinicio Berti, Antonio Bueno, Sylvano Bussotti, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Danilo Giorgi, Alfredo Giuliani, Pietro Grossi, Angelo Guglielmi, Emilio Isgrò, Klaus Koening, Francesco Leonetti, Silvio Loffredo, Luca (Luigi Castellano), Roberto Malquori, Stelio Maria Martini, Hans-Klaus Metzger, Alberto Moretti, Gualtiero Nativi, Giulia Niccolai, Elio Pagliarani, Michele Perfetti, Antonio Porta, Edoardo Sanguineti, Giuliano Scabia, Adriano Spatola, Aldo Tagliaferri, Luigi Tola, Patrizia Vicinelli, Cesare Vivaldi, Roman Vlad, Guido Ziveri.

CONVEGNI:
Arte e comunicazione 24-26 maggio 1963, Firenze
Arte e tecnologia 27-29 maggio 1964, Firenze
Terzo Festival / Gruppo 70 28 maggio-22 luglio 1965, Firenze

RIVISTE:
«Protocolli», inserto di «Letteratura» (Roma, 1961-1964); «Marcatrè» (1963-1970, Genova, Roma, Milano); «Dopotutto», inserto di «Letteratura» (Roma, 1964-1966).

CASE EDITRICI:
Sampietro (Bologna).

DESCRIZIONE:
Costituitosi nel maggio del 1963, in seguito al convegno Arte e comunicazione promosso da Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Sergio Salvi e Silvio Ramat, il Gruppo 70 è formato da una frastagliata compagine di poeti, narratori, critici, intellettuali, artisti e musicisti, per lo più legati alla scena sperimentale fiorentina, e in particolare al côté della rivista «Quartiere», all’esperienza pittorica di Nuova Figurazione (A. Bueno, V. Berti, G. Nativi, C. Cioni, S. Loffredo, A. Moretti, R. Guarnieri), alla scuola di Nuova Musica (S. Bussotti e G. Chiari). Il nucleo dei promotori è costituito in prima istanza da Lamberto Pignotti e Eugenio Miccini (i due teorici e fondatori del gruppo), ai quali si aggiungono tra il 1963 e il 1965 Giuseppe Chiari, Lucia Marcucci, Ketty La Rocca, Luciano Ori. Le premesse teoriche per la promozione del Convegno e la nascita del Gruppo si sviluppano all’interno della rivista «Quartiere», pubblicata a Firenze dal 30 giugno 1958 al 31 dicembre 1960 (prima serie), per iniziativa di Gino Gerola, Sergio Salvi, Giuseppe Zagarrio, Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini. La rivista proponeva una riflessione sul rapporto tra letteratura e società, con particolare attenzione al linguaggio e ai nuovi temi connessi allo sviluppo tecnologico e scientifico. Nel 1962, Pignotti approfondisce il discorso in due articoli apparsi sulla rivista «Questo e Altro» (L’industria che non si vede; La poesia tecnologica), nei quali, sulla scorta delle teorie estetiche di Max Bense, formula l’ipotesi di una “poesia tecnologica”, capace cioè di avvalersi dei temi, delle tecniche e dei linguaggi della comunicazione di massa per farsi interprete dei profondi cambiamenti intervenuti all’interno della società. Tema questo, che costituisce l’argomento centrale del convegno organizzato nel 1963 – Arte e comunicazione – i cui atti sono pubblicati nell’inserto «Dopotutto» curato da Pignotti e Eugenio Miccini, per la rivista «Letteratura» (adesso consultabili in La poesia in immagine / l’immagine in poesia. Gruppo 70. Firenze 1963-2013, a cura di T. Spignoli, M. Corsi, F. Fastelli, M. C. Papini, Campanotto, Pasian di Prato 2014, pp. 189-213). Il convegno – sponsorizzato dall’Azienda di Promozione Turistica – vide la partecipazione di alcuni membri del futuro Gruppo 63 (B. Barilli, U. Eco, E. Pagliarani, E. Sanguineti) oltre a numerosi esponenti della scena intellettuale e avanguardistica italiana e internazionale, tra cui L. Anceschi, G. Dorfles, P. Grossi, C. Vivaldi, R. Vlad, K. Metzger, K. Koening. Nel suo intervento, Pignotti rileva come tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta si sia verificata una standardizzazione degli stilemi tipici dell’avanguardia artistica e letteraria, adottati dal linguaggio pubblicitario e dall’industria, che a suo avviso è divenuta l’«unica committente dell’arte, agevolandone il consumo e convertendolo in usura», per tale motivo occorre superare l’avanguardia per collocarsi al di fuori dei meccanismi del mercato propri della società capitalistica, attraverso l’adozione di nuove tecniche di composizione, come il “collage” linguistico e la commistione tra registro verbale e registro visivo, nella consapevolezza del ruolo preminente assunto dalle immagini nella comunicazione di massa. Ciò ha come esito esperimenti interdisciplinari che mescolano programmaticamente i diversi generi della creazione artistica, in direzione di una poesia da vedere e di una pittura da leggere (cfr. L. Pignotti, Poesia da vedere e pittura da leggere, «Letteratura», n. 69-70-71, maggio-ottobre 1964, p. 235). In questo senso sono da intendersi due mostre organizzate alla fine del 1963, ovvero Area letteraria nella Nuova Figurazione, a cura di Corrado Del Conte e Franco Manescalchi presso la Galleria Il Fiore di Firenze (14-31 dicembre), con la partecipazione di Pignotti, Miccini, Luzi, Gatto, Fortini; e Tecnologica, primo evento organizzato dal Gruppo 70, presso la Galleria Quadrante tra il 19 dicembre 1963 e l’8 gennaio 1964, con opere dei pittori Bueno, Loffredo, Moretti, spartiti contaminati con la pittura e la letteratura di Bussotti e Chiari, e poesie visive di Miccini e Pignotti. Il tema della mostra, ovvero il rapporto tra arte e tecnologia, è alla base del secondo convegno (il primo promosso e organizzato dal Gruppo 70), che si tenne al Forte Belvedere di Firenze nei giorni 27, 28, 29 giugno 1964, con il titolo proprio di Arte e tecnologia. L’evento vide la partecipazione di importanti personalità del panorama letterario, artistico e musicale, come Anceschi, Dorfles, Eco, Vlad, Kagel, Brown, Cage, Chiari, Bussotti, Higgins, Rzewski. Al convegno fu affiancata una mostra presso la Galleria Santa Croce, con opere di Bueno, Del Pezzo, Loffredo, Moretti, Ori, Mondino, Rotella, Schifano, Barni e Malquori, una serie di “concerti-letture” dedicati a poeti sperimentali e a musicisti d’avanguardia. Gli atti, pubblicati sulla rivista «Marcatré» (nn. 11-12-13, 1965, pp. 104-177), sono introdotti da una breve presentazione di Giuseppe Chiari, curatore della parte «spettacolare-artistica» della manifestazione, che mette in evidenza la natura interdisciplinare e perfomativa dell’evento, non a caso definito con il termine di Festival, poi sigla scelta per i futuri incontri del Gruppo. La parte «teorico-saggistica» è invece a cura di Miccini e Pignotti, che nei due interventi di apertura definiscono le linee programmatiche dell’operazione teorica e letteraria, sempre più connotata come azione di esplicito dissenso culturale. Ciò appare evidente sin dal titolo della breve nota di Miccini – Trasformare i mass media in mass culture (ivi, pp. 106-107)– nella quale oltre a ribadire l’interesse per i linguaggi tecnologici che «sono il tramite biunivoco tra la scienza e il senso comune, tra le costruzioni concettuali e l’esercizio pragmatico, tra l’ideale e il fattuale, tra l’ideologia e la tecnologia», ribadisce la necessità di avvicinare la letteratura ai linguaggi della comunicazione di massa per “trasformarli” in senso estetico. In maniera ancor più radicale, in La suggestione di Gordon Flash (ivi, pp. 107-109), Pignotti indica i caratteri della nuova “arte tecnologica” non solo nell’assunzione dei linguaggi della società di massa, tra cui, ad esempio, il fumetto e il fotoromanzo, ma anche nell’adozione dei mezzi di comunicazione tipici della comunicazione di massa, in modo da diffondere il prodotto estetico all’interno del tessuto sociale. L’operazione si basa su una programmatica intermedialità e interdisciplinarietà, volta alla mescolanza di più generi (poesia, musica, pittura) e di più media (il quadro, il libro, la musicassetta, il videotape), utilizzando il bacino di immagini iconiche e il repertorio verbale della società contemporanea, prelevato da riviste, giornali, fotoromanzi, fumetti, grafici matematici, note amministrative, ecc…, e poi liberamente ricombinato in un “prodotto” estetico che si pone come radicalmente alternativo sia alla tradizione che ai generi artistici e letterari di consumo, veicolati dal mercato dell’arte o dall’industria editoriale. In questo senso occorre ricordare lo spettacolo performativo Poesie e no – vero e proprio happening ante litteram – rappresentato per la prima volta il 4 aprile 1964 al Gabinetto Scientifico Letterario «G. P. Vieusseux» di Firenze, poi replicato al medesimo anno al Piccolo Teatro Città di Livorno, con regia di Enrico Sirello e quindi messo in scena direttamente dai componenti del Gruppo 70 (Marcucci, Miccini, Pignotti, cui si aggiunsero Bueno e Isgrò) alla Libreria Feltrinelli di Roma (centro culturale assai legato al Gruppo 63) nel 1965. Lo spettacolo prevedeva letture poetiche, la proiezione di video-tape, la realizzazione di manifesti di poesie visive, la riproduzione di musiche sperimentali e una serie di azioni provocatorie diretta al pubblico, per stimolarne la reazione. La tendenza performativa e spettacolare, così come l’idea di utilizzare il quadro e il manifesto come medium privilegiato della poesia, risponde al tentativo di connotare in senso estetico la vita sociale, a partire dal contesto urbano, con l’idea provocatoria di «affiggere poesie per le strade e per le piazze», come afferma Pignotti nell’intervento dedicato alla mostra di poesia visiva organizzata dal Gruppo 70 in occasione del Convegno del 1965 del Gruppo 63 («Dopotutto», inserto di «Letteratura», n. 73, 1965, p. 75). Ciò risulta evidente in una serie di iniziative organizzate proprio a partire dal 1965, ovvero il terzo Convegno promosso dal Gruppo e definito come un Festival, sin dal titolo – Terzo Festival – che si tenne presso la Galleria La Vigna Nuova e la Galleria Numero di Firenze dal maggio al luglio 1965, con una serie di iniziative diffuse nella città, come eventi, dibattiti, mostre e concerti, articolati in quattro sezioni (Argomenti, Pittura, Musica, Poesia), cui si somma un’importante mostra – Luna Park – nella quale è esposta un’opera interdisciplinare – Preistoria contemporanea – realizzata da Bueno, Moretti, Raffaele, Pignotti, Bussotti. Alla manifestazione prendono parte numerosi esponenti della scena artistica e intellettuale italiana e straniera; tra di essi si segnalano anche alcuni membri del Gruppo 63 (Balestrini, Sanguineti, Pagliarani, Porta, Scabia) e alcuni esponenti dell’avanguardia verbovisiva, come Adriano Spatola, Stelio Maria Martini, e Luigi Tola, legati rispettivamente al vivace clima romagnolo, dove operava l’editore Sampietro (Spatola), al Centro Continuum di Napoli (Martini), e all’ambiente genovese e milanese (Tola). La seconda iniziativa riguarda proprio l’editore Riccardo Sampietro che in quell’anno dà alle stampe la prima antologia di poesia visiva (Poesie visive), pubblicata nella collana «il dissenso», in quattro volumetti composti da schede singole con opere di N. Balestrini, A. Bonito Oliva, D. Giorgi, Luca (L. Castellano), E. Isgrò, E. Miccini, L. Pignotti,  L. Marcucci, S. Maria Martini, L. Ori, A. Porta, A. Giuliani, A. Spatola, L. Tola, G. Ziveri. L’antologia, in linea con il medesimo intento della collana, che ospita negli anni numerose opere verbovisive, si propone di portare all’attenzione del pubblico un prodotto controculturale, capace di provocare tra le «domestiche pareti» dei «borghesi benpensanti», «un’esplosione non soltanto rumorosamente formale ma anche concretamente ideologica» (L. Pignotti, Introduzione all’antologia). Nel 1965 si afferma infatti pienamente la tecnica compositiva del collage di immagini e frasi tratte da quotidiani, rotocalchi, riviste, fumetti, ecc… che ha come scopo quello di servirsi dei linguaggi della comunicazione di massa per svelarne l’insensatezza e il vuoto ideologico, soprattutto rispetto a temi di cogente attualità come le diseguaglianze tra l’Occidente e i paese del terzo mondo, la guerra in Vietnam, i costumi e la morale restrittiva della società borghese. Miccini descrive l’operazione come la “tecnica del cavallo di Troia”, laddove la poesia visiva si serve dei feticci e delle icone della società di massa per contestarne gli assunti principali. In questo senso egli descrive la poesia visiva come una «guerriglia» (con riferimento anche a Burroughs e alla beat generation), che «si serve non solo della parola e dell’immagine, ma anche della luce, del gesto, insomma di tutti gli strumenti “visibili” del comunicare, e deve necessariamente e progressivamente tendere a trasformare i propri mezzi (qualora ne possa ipotizzare e realizzare mediante un circuito clandestino) in quelli delle comunicazioni di massa fino ad impadronirsene (come voleva Burroughs) per trasformare “con” essi la società stessa» (Poesia e/o poesia. Situazione della poesia visiva italiana, a cura di E. Miccini, Edizioni Sarmic, Brescia-Firenze 1972). Utilizzando quindi tutte le risorse a disposizione, l’azione sperimentale riguarda sia il tradizionale medium del libro con la creazione di libri d’artista, presso case editrici indipendenti (come Sampietro), oppure in ciclostile, che la messa in scena di veri e propri happening in cui convergono più media (il teatro, il videotape, i gesti e le azioni del corpo, la musica). A questo proposito vale la pena di ricordare le azioni performative di Ketty La Rocca, spesso realizzate assieme agli altri membri del Gruppo, come Approdo (1967) e Volantini sulla strada (1967), oltre alla manifestazione Parole sui muri. Prima Esposizioni Internazionale di Manifesti (1967, a cura di C. Parmeggiani e A. Spatola), che si tenne a Fiumalbo, trasformando l’intero paesino in una sorta di spazio artistico a cielo aperto, con happening e installazioni di vario genere. Tali eventi esprimono l’utopia di una riappropriazione in senso estetico dello spazio pubblico della città, in linea con quanto proposto dall’Internazionale Situazionista, secondo modalità provocatorie e giocose che saranno poi riprese dai gruppi italiani della scena beat, sia per quanto riguarda l’organizzazione di reading e festival, sia soprattutto relativamente all’assunzione di strategie provocatorie volte a suscitare shock nello spettatore. In questo periodo i membri del Gruppo sono in stretto contatto con altri centri di sperimentazione verbovisiva del territorio italiano, come ad esempio il centro Continuum di Napoli, i nuclei sperimentali di Genova come il Gruppo Studio, la Galleria La Carabaga, la rivista «Ana Eccetera», il centro Tool di Milano; attraverso di essi si viene a delineare una diffusa rete di controcultura che precede cronologicamente la nascita del movimento beat italiano e della contestazione studentesca. Non a caso il gruppo si scioglie nel 1968, in coincidenza con l’acuirsi della protesta politica e sociale che sconvolge il paese e che di fatto porta ad un esaurimento delle manifestazioni artistiche controculturali, in certo senso riassorbite o modificate dal dilagare dei movimenti giovanili. I membri del Gruppo continueranno tuttavia ad operare sia singolarmente che attraverso la costituzione di riviste, gruppi, e centri culturali, come ad esempio il Gruppo di Poesia visiva internazionale, il centro Téchne di Eugenio Miccini, la rivista «Lotta Poetica» di Sarenco.

BIBLIOGRAFIA:
Per la storia del Gruppo 70 si rimanda all’imprescindibile catalogo curato da L. Saccà, La parola come immagine e come segno. Firenze: storia di una rivoluzione colta (1960-1980), Pacini Editore, Pisa 2000; e, tra le molte pubblicazioni, a: Parole contro, 1963-1968. Il tempo della Poesia Visiva, a cura di L. Fiaschi, Carlo Cambi Editore, Siena 2009; La poesia in immagine / l’immagine in poesia. Gruppo 70. Firenze 1963-2013, a cura di T. Spignoli, M. Corsi, F. Fastelli, M. C. Papini, Campanotto, Pasian di Prato 2014. Per un approfondimento della linea di contestazione culturale e politica propria del Gruppo, si segnala Lotta poetica. Il messaggio politico nella poesia visiva 1965-1978, a cura di B. Carpi De Resmini, Guidonia Montecelio (Roma), Iacobelli Editore 2017.

 

[Teresa Spignoli]
[scheda aggiornata al 1° febbraio 2019]