Virus

Virus

DATE:
1982-1989

LUOGO:
Milano

DESCRIZIONE:
Il Virus rappresenta uno dei primi centri sociali italiani e uno dei più noti luoghi di diffusione e aggregazione del movimento punk in Italia. Nasce a Milano per iniziativa di un gruppo di giovani abitanti della periferia ovest nel 1982, in via Correggio 18, all’interno di un complesso industriale dismesso in cui è già attivo il centro culturale autogestito Vidicon e sono presenti altre occupazioni. Il Virus sorge in un capannone affiancato al Vidicon, dove viene allestita una sala da concerti inaugurata nel 1981 con una serata dedicata alla lotta all’eroina; il centro potrà tuttavia dirsi avviato solamente l’anno successivo, con un meeting nazionale di «Punkaminazione», un bollettino nazionale del movimento punk intento nella costruzione di un circuito di produzione culturale alternativo. L’esperienza del Virus è particolarmente indicativa del clima politico seguito al Settantasette a Milano, in particolare dopo la chiusura dei Circoli proletari giovanili, con cui si viene a determinare un vuoto di alternative politiche e di spazi sociali, che fungano, tra le altre cose, da argine al dilagare dell’eroina. Il Virus nasce infatti dalla necessità di recuperare dei luoghi di aggregazione e di pratica politica in una città in cui questi vengono programmaticamente negati. Il Centro diventa una casa per centinaia di punk, ma anche un luogo dove organizzare una vita comunitaria ispirata al modello della comune libertaria fondata dalla band musicale dei Crass e intesa come forma di opposizione al cosiddetto “riflusso” degli anni Ottanta, che porta con sé un forte isolamento degli individui. Tra le iniziative culturali organizzate dal Virus compaiono, in primo luogo, i concerti punk, durante i quali suonano gruppi provenienti da tutta Italia – molti dei quali nati all’interno della sala prove dello stesso Virus – e dall’estero, grazie all’adesione del centro al circuito Punkaminazione. Nel 1982 viene lanciata l’Offensiva di primavera, tre giorni di concerti ininterrotti, con circa trenta gruppi punk alternatisi sul palco e un’enorme affluenza di pubblico da tutta Italia. Per gli organizzatori i concerti devono costituire un momento della lotta politica e svolgere soprattutto una funzione aggregativa, opponendosi alla logica dell’industria dello spettacolo e della mercificazione della cultura – nonché alla spettacolarizzazione dello stesso fenomeno punk – recuperando in questo senso l’eredità dei movimenti degli anni Settanta. Si deve precisare, contro il fraintendimento che vede nel punk un movimento sostanzialmente di destra e che ha colpito anche gli occupanti del Virus, che l’orientamento politico del centro, così come di molti altri punk italiani, seppur in opposizione rispetto a qualunque ideologia sistematica, si colloca su una linea anarchica e tendenzialmente di “sinistra”, grazie anche al contatto con i movimenti di dissenso nati in precedenza. Uno degli obiettivi fondamentali del Virus è la creazione di un circuito indipendente dall’industria culturale di produzione e di distribuzione di dischi, libri e periodici in “stile punk”, promuovendo un consumo culturale alternativo che viene inteso di per sé come forma di opposizione politica. Nasce così la Virus Diffusioni, inizialmente un banchetto permanente all’interno del Virus per la vendita di dischi e riviste autoprodotti, presto diventato un sistema di distribuzione e produzione vero e proprio con il nome di Antiutopia Edizioni Creazioni. Tra le riviste punk del circuito esoeditoriale prodotte all’interno del Virus si devono ricordare «Nero» e «TVOR-Teste vuote ossa rotte», che contengono testi di canzoni in traduzione e brevi interventi sulla musica o d’attualità, impaginati secondo il collage tipico della grafica punk. Nel dicembre del 1982 il Virus subisce il primo sgombero ed è costretto a ricostituirsi in un ambiente più piccolo al fianco del precedente. Nella primavera del 1984 si svolge a Milano un convegno di sociologia dedicato alle “bande giovanili spettacolari”, definizione attribuita proprio ai gruppi punk; gli animatori del Virus organizzano un happening di protesta e riescono a interrompere il convegno occupandone infine la sede, il Teatro di Porta Romana, che la sera stessa ospita una grande festa (cfr. La notte dell’anarchia, musicassetta accompagnata da un volumetto edito da Antiutopia) e il giorno dopo una serie di concerti e una grande assemblea dei movimenti della città dedicata alla riflessione sugli spazi negati ai giovani. Durante le settimane successive, nell’ottica della riappropriazione degli spazi urbani, gli occupanti del Virus, assieme allo stesso assembramento di persone, occupa un teatro dismesso, il Teatro Miele, subito sgomberato dalla polizia. Questa serie di eventi porta, pochi giorni dopo, allo sgombero di tutta l’area di via Correggio. Nonostante le manifestazioni di protesta il Virus è costretto a cercare un’altra sede e si trasferisce in uno stabile in Viale Piave; in seguito cambierà di nuovo sede rimanendo attivo fino al 1987. Per più di un aspetto il Virus e le attività di produzione culturale al suo interno costituiscono, da un lato, una importante smentita rispetto alla vulgata che vede nel movimento punk l’affermazione del nichilismo e l’assenza di una progettualità politica, dall’altro, un precedente rispetto ai centri sociali occupati formatisi successivamente in tante altre città italiane e nella stessa Milano e che hanno caratterizzato gli sviluppi dei movimenti controculturali della fine degli anni Ottanta e per tutti gli anni Novanta.

BIBLIOGRAFIA:
Sulla storia del Virus si rimanda in primo luogo al romanzo Costretti a sanguinare di Marco Philopat, (Shake, Milano 1997, riedito da Agenzia X, Milano 2016), in cui l’autore, uno dei principali protagonisti del Virus, racconta le vicende del centro sociale e dei suoi occupanti. Si veda anche Lumi di Punk. La scena italiana raccontata dai protagonisti, Agenzia X, Milano 2006, una raccolta di interviste sulle esperienze punk in Italia a cura dello stesso Philopat, e B. De Sario, Resistenze innaturali. Attivismo radicale nell’Italia degli anni 80, Agenzia X, Milano 2009, cui si rimanda anche per una panoramica sui centri sociali italiani. Sullo stile punk come espressione di un determinato consumo culturale e forma di opposizione politica si vedano D. Hebdige, Subculture. The meaning of style, Routledge, London-New York 1979 e P. Pardo, Le controculture giovanili, Xenia, Milano 1997.

[Giovanna Lo Monaco]
[scheda aggiornata al 24 luglio 2019]