Il dottor Živago

Il dottor Živago

Autore:
Boris Pasternak

Anno:
1957-1958

Descrizione:
Nel novembre del 1957 Giangiacomo Feltrinelli pubblicava in anteprima mondiale il romanzo di Boris Pasternak Il Dottor Živago: il primo best seller dell’allora nascente industria editoriale italiana.
Sergio D’Angelo, giornalista italiano di Radio Mosca e talent scout, ingaggiato da Feltrinelli, nel 1957 aveva portato in Italia il manoscritto del romanzo, che intanto attendeva una regolare edizione sovietica. La pubblicazione in Urss fu però bloccata dalla censura per motivi politici, ma l’editore milanese, allora iscritto al Pci, decise comunque di mandare il libro in stampa, scatenando l’ira dei comunisti sovietici e italiani. Chruščëv in persona decise di intervenire, invitando Togliatti ad intimarne la pubblicazione. Il risultato fu la fuoriuscita di Feltrinelli dal Pci e uno scoop editoriale senza precedenti. In circa due mesi furono stampate 30 edizioni del libro.
Il giro economico legato ai diritti d’autore fu enorme. Il libro, infatti, fu tradotto in moltissime lingue straniere e ne fu ricavato un film che ebbe un grande successo presso il pubblico. Recensioni e discussioni su rotocalchi e quotidiani contribuirono poi a farne un caso mediatico. Ma, dietro le immagini stereotipate e i toni da Guerra fredda, serpeggiava un discorso più profondo che riguardava le sorti dell’Unione Sovietica, la cui storia influenzava, anche se indirettamente, la vita politica e culturale italiana.
Per questo, tra censura, persecuzioni, storie di spionaggi editoriali, edizioni contrabbandate e traduzioni, il romanzo, oltre a produrre un enorme giro d’affari, fu alla base di un’accesa, e per nulla schematica, discussione politica e ideologica.
In Italia una delle questioni più dibattute fu il rapporto Živago-Rivoluzione.
Già i redattori del «Novyj Mir», censurando la pubblicazione, avevano tacciato di antisovietismo l’autore, a causa del contenuto “controrivoluzionario” del romanzo.
Mario Alicata, che presiedeva la Commissione culturale del Pci, sostenendo le scelte sovietiche, giudicò “inopportuno” il romanzo perché all’indomani del XX Congresso questo libro «schiettamente politico e, per il tono e l’accento, apertamente controrivoluzionario» avrebbe sostenuto «l’offensiva politica e ideologica» attuata nel mondo capitalistico, «per trasformare l’autocritica di determinati errori compiuti dal XX in un attacco contro la rivoluzione socialista e il socialismo come sistema».
Al contrario Gianni Toti, giornalista e sindacalista della Cgil, in rotta con il Partito in seguito all’invasione sovietica di Budapest, ne consigliò la lettura a tutti i lavoratori comunisti.
Si capisce, dunque, che il “caso Pasternak” contribuì a inasprire le spaccature provocate all’interno della sinistra dopo i fatti del ’56.
Dentro quest’orizzonte si collocano anche le letture di Carlo Muscetta, Italo Calvino e Cesare Cases, in quegli anni tre comunisti “einaudiani”, i quali lasceranno le rispettive tessere del Pci tra il 1956 e 1959, proprio in relazione ai fatti d’Ungheria. Per ragioni diverse, questi criticarono il romanzo dal punto di vista estetico come un’opera tutto sommato incompleta, in bilico tra le grandi narrazioni ottocentesche e la dissoluzione del romanzo europeo novecentesco. Tuttavia, non negarono il valore dell’opera e il significato critico che essa assumeva per l’ideologia e l’estetica marxiste, proprio a partire dalla lettura che in essa si dava degli eventi e degli sviluppi rivoluzionari.
Alberto Moravia, invece, individuava, quale elemento centrale della trama, il rapporto “squilibrato” tra uomo e storia, concludendo che il romanzo raccontasse di vite piegate, travolte da una forza superiore e ostile.
Più articolata, la lettura di Franco Fortini teneva conto della complessità del problema che si presentava alla società sovietica, la quale aveva il difficile compito di valutare il senso e l’importanza dell’esperienza rivoluzionaria all’indomani della presa di coscienza collettiva dei crimini di Stalin. Pasternak indicava al lettore socialista una via per uscire dall’empasse. Il dubbio legittimo sul comunismo, data la realtà oppressiva della società sovietica, veniva affrontato rileggendo alla luce del presente la storia rivoluzionaria.
In ambienti liberali, invece, il discorso verteva per lo più su due questioni: la prima riguardava il dibattito dei marxisti sull’opera, di cui si criticava la pratica di mascherare dietro ragioni estetiche i discorsi politici e ideologici; la seconda riguardava invece la funzione antisovietica del libro.
Lionel Abel arrivò a dichiarare di non apprezzare un granché il romanzo, ma di trovarlo ciononostante indispensabile per il significato anti-sovietico che rivestiva.
Per Padre Floris di «Civiltà Cattolica», l’anticomunismo dell’opera era direttamente connesso al messaggio spirituale di Pasternak.
Più interessante e articolata la lettura di Nicola Chiaromonte, antifascista esule negli Stati Uniti e intellettuale anticomunista, il quale intervenne sullo Živago in polemica tanto con quelli che sostenevano un atteggiamento anti-sovietista tout court, quanto con quelli che auspicavano letture “neutrali” basate su meri criteri filologici e letterari.
Infatti, fuori dagli schieramenti politici, intellettuali quali Tommaso Landolfi, Guido Piovene e Pietro Citati tentarono di separare il discorso estetico da quello ideologico.
Come altri casi letterari riguardanti opere russo-sovietiche, quello di Pasternak si caratterizza, nello scenario della nascente industria culturale, per essere intimamente connesso alle vicende storiche e culturali dell’Italia.

Bibliografia.

Articoli su rivista e quotidiano.
M. Alicata, Sul Caso Pasternak: un articolo di M. Alicata; una lettera del Novij Mir» Editori Riuniti, Roma 1958, pp. 3-10.
I. Calvino, Pasternak e la rivoluzione, in «Passato e Presente», maggio-giugno, 1958, pp. 360-367.
C. Cases, Dibattito sul «Dottor Zivago», in «Il Ponte», 6, 1958, p. 850-854.
N. Chiaromonte, Il “Dottor Živago” e la sensibilità moderna, in Id., Credere non credere, Rizzoli, Milano 1971, pp. 163-83.
U. A. Floridi, Un messaggio di resurrezione dalla Russia cristiana, in «Civiltà Cattolica», 18 gennaio 1958, pp. 180-187.
F. Fortini, Rileggendo Pasternak, in Verifica dei Poteri, Scritti di critica e di istituzioni letterarie, Il Saggiatore, Milano 1965, pp. 287- 309.
T. Landolfi, Il romanzo di Pasternak, in Id., I russi, a cura di Giovanni Maccari, Milano, Adelphi 2015, pp. 276-279.
A. Moravia, Visita a Pasternak, «Corriere della Sera», 11 gennaio 1958.
C. Muscetta, in Gli eredi di Protopov. Dissensi, consensi, indignazioni, Lerici, Roma 1977.
G. Piovene, «La Nuova Stampa», 19 febbraio, 1958.

Volumi.
S. D’Angelo, Il caso Pasternak, Bietti, Milano 2006.
C. Feltrinelli, Senior service, Feltrinelli, Milano 1999, pp. 117-211.
S. Garzonio, 1958-j god – god Pasternaka. Ital’janskie otkliki, in V krugu Živago. Pasternakovskij sbornik, Lazar Fleishman, Stanford 2000, стр. 221-233.
S. Garzonio, A. Reccia (a cura di), Paternak, 1958, Italija, Reka vremen, Moskva, 2012.
P. Mancosu, Živago nella tempesta. Le avventure editoriali del capolavoro di Pasternak, Feltrinelli, Milano 2015.

 

[Alessandra Reccia]
[Aggiornato al 30 ottobre 2018]