[Mosca] Appartamenti

[Mosca] Appartamenti

Luogo:
Mosca

Legenda:
pereulok (vicolo); kol’co (circonvallazione); bul’var (boulevard); ulica (via).

Descrizione:
Senza tralasciare il ruolo ricoperto negli anni precedenti da luoghi di ritrovo come la baracca di Lianozovo, nella capitale sovietica la fuga dagli spazi pubblici verso la dimensione privata degli appartamenti si colloca subito dopo la fine dell’esperienza di piazza Majakovskij, sopraggiunta in corrispondenza dei festeggiamenti per il volo nello spazio di Gagarin, il 14 aprile 1961. Il luogo in tal senso più significativo è probabilmente l’abitazione di Ekaterina Fride, prima della rivoluzione proprietaria di un palazzo di sei piani in Borisoglebskij pereulok e per questo beneficiaria in epoca sovietica di una stanza di 26 mq situata nello stesso edificio. Qui, negli anni Cinquanta, il sabato pomeriggio si ritrovavano fino a quaranta persone, in un’atmosfera d’altri tempi caratterizzata da arazzi e arredi roccocò. I frequentatori di questo salotto letterario molto sui generis discutevano di tematiche e problemi di natura estetica più che politica. Nonostante la partecipazione di molti majakovcy (tra cui Apollon Šucht, Garik Superfin, Vladimir Bukovskij), il contesto era molto diverso rispetto a quello creatosi intorno al basamento della statua innalzata al poeta futurista: nel clima più aperto e composito di piazza Majakovskij si poteva assistere ai generosi tentativi di coinvolgere passanti spesso molto lontani per formazione culturale e ideologica. A casa Fride, dove insieme alla birra artigianale famosa in tutta Mosca poteva capitare di far uso anche di codeina, il livello del dibattito si dimostrava più elevato e maturo rispetto all’esperienza di piazza; ciò era comprensibile, considerando la provenienza degli habitué, che condividevano tutti più o meno la stessa visione del mondo. Gli incontri da ‘madame Fride’ non erano certo un segreto in città, tanto che si arrivò a parlarne con sdegno persino sulle pagine del «Molodoj Kommunist». Nei mesi e negli anni successivi alla fine della Majakovka, furono però molti altri gli appartamenti predisposti per accogliere i giovani non conformisti; tra questi, quello di Apollon Šucht e quello della smogista Alena Basilova, a suo modo un’eccezione: la giovane viveva infatti in una palazzina sulla Sadovaja-Karetnaja non da sola, ma con la madre (la poetessa Alla Rustajkis) e con la zia (Alisa Chvas, sorella della nonna materna, insieme alla quale questa era stata in rapporti di amicizia con Majakovskij). In quella che all’epoca veniva definita la ‘seconda Majakovka’ (Majakovka-2) anche per la comprensione e l’empatia dimostrate dalle donne nei confronti dei singolari amici di Alena, si parlava perlopiù di questioni e fenomeni artistici e letterari, tanto che persino Vladimir Bukovskij si ritrovò a leggere i propri racconti, secondo Basilova di livello tutt’altro che mediocre. Del tutto peculiare era inoltre il clima che si respirava sin dai primi anni Cinquanta a casa dello scrittore Jurij Mamleev, la cui baracca di legno, oggi scomparsa, ospitava le riunioni di un piccolo gruppo di intellettuali attratti dallo studio di discipline esoteriche come l’occultismo e la teosofia (si leggevano le opere di Rudolf Steiner) o di materie all’epoca escluse in massima parte dai dibattiti ufficiali (come la psichiatria). Tali appuntamenti erano detti in maniera informale «gli incontri di Južin», dal nome della strada che li ospitava: Južinskij (oggi Bol’šoj Palaševskij) pereulok, 3. Tra gli spazi che rivestirono una certa importanza a Mosca sono inoltre da menzionare almeno l’appartamento dove si riuniva il circolo Ioffe-Saburov, poeti a cui si unirono nel corso degli anni Sessanta anche altri autori (tra cui Michail Ajzenberg), e soprattutto l’atelier di Il’ja Kabakov, situato in una soffitta di un palazzo liberty in Sretenskij bul’var, 6. Negli anni Settanta lo studio di questo importante e celebrato artista divenne il luogo simbolo del concettualismo artistico e letterario russo.

Bibliografia:
A. Basilova, Kak oni smejut bit’ poėta!, http://old.memo.ru/history/diss/books/mayak/part3-14.htm#_VPID_58 (04/2018).
M. Caramitti, Letteratura russa contemporanea: La scrittura come resistenza, Laterza, Bari 2010, pp. 25, 318-319.
A. Gadasina, «Majakovka» dala nam vnutrennjuju svobodu, http://old.memo.ru/history/diss/books/mayak/part3-09.htm (04/2018).
Krug Ioffe-Saburova, http://www.ruthenia.ru/60s//ioffe/index.htm (04/2018).
V. Parisi, Guida alla Mosca ribelle, Voland, Roma 2017, pp. 73-74.
G. P. Piretto, Il radioso avvenire: mitologie culturali sovietiche, Einaudi, Torino 2001, p. 257.
D. Possamai, Mamleev Jurij Vital´evič, www.treccani.it (04/2018).

[Federico Iocca]
[scheda aggiornata al 10 aprile 2018]

 

Dall’alto verso destra: Oleg Vasil’ev, Ėrik Bulatov, Il’ja Kabakov nello studio del pittore (1981); Lev Rubinštejn legge il suo Programma dei lavori (Programma rabot) nell’appartamento di Irina Nachova (Malaja Gruzinskaja, inizio 1976); Frammento dell’installazione di Ilj’ja e Ėmilija Kabakov Ricordi di una cucina in “kommunal’ka” (Vospominanija o kommunal’noj kuchne); Il’ja Kabakov visiona alcuni negativi (1984); Il’ja Kabakov nel suo studio (1975).