Giulio Einaudi Editore

Giulio Einaudi Editore

DATE:
(1933- )

LUOGO:
Torino

COLLANE DI INTERESSE:
I coralli, I nuovi coralli, Supercoralli, Gli struzzi

DESCRIZIONE:
La casa editrice Einaudi, fondata a Torino nel 1933 da Giulio Einaudi, presentò nel proprio catalogo autori russi fin dagli anni Trenta del Novecento. Nella seconda metà del Novecento l’Einaudi pubblicò traduzioni dal russo di autori contemporanei sia afferenti alla letteratura ufficiale del realismo socialista o accettati dal regime, sia scrittori che si allontanarono dalla cultura sovietica ufficiale, a cominciare dagli scrittori del disgelo, il cui testo emblematico Il Disgelo di I. Ehrenburg (Moskva 1954), fu edito dall’editore torinese nel 1955. Nello stesso anno Vittorio Strada, all’epoca giovane slavista, tradusse per Einaudi il romanzo Nella città natale (Moskva 1955; Torino 1955), di V. Nekrasov, voce indipendente nel panorama sovietico in quegli anni. Nella corsa alla pubblicazione l’Einaudi fu preceduta di poche settimane dalla Feltrinelli, che pubblicò la traduzione di P. Zveteremich con il titolo Nella sua città (1955); seguirà nel 1961 un secondo romanzo dello scrittore, Kira Georgievna, sul tema del reduce dai Gulag staliniani (Moskva 1962; trad. di C. Masetti, Torino 1961). La corsa alla pubblicazione ed opere edite in contemporanea in più edizioni italiane furono il risultato del fatto che l’Unione sovietica non aderì alla Convezione universale del diritto d’autore, influenzando così scelte e decisioni editoriali riguardanti gli autori sovietici degli anni a seguire, un esempio clamoroso sarà la pubblicazione, in contemporanea degli editori Garzanti ed Einaudi, di Una giornata di Ivan Denisovič di A. I. Solženicyn.
Con il fluire degli anni Sessanta e lo svilupparsi del fenomeno del dissenso, nel catalogo Einaudi entrarono prose narrative di autori vicini a questa cultura, quali Vasilij Aksënov, figlio di E. Ginzburg, che, a causa del romanzo breve Il biglietto stellato (Trad. di C. Masetti, 1961), subì violenti attacchi in patria per l’audacia dei temi trattati e del linguaggio, che consisteva nel discostarsi in maniera decisa da quello letterario rigido e impersonale del realismo socialista: il suo linguaggio colloquiale, “giovane”, andava in un’altra direzione, pur non essendo per questo un sovversivo. Un famoso caso editoriale riguardò la pubblicazione del romanzo d’esordio di un autore all’epoca sconosciuto, A. I. Solženicyn, dal titolo Una giornata di Ivan Denisovič, si trattava del primo testo pubblicato ufficialmente in Unione Sovietica in cui si offriva una descrizione dei Gulag. L’uscita su «Novyj mir» nel 1962 aveva acceso l’attenzione dell’editoria mondiale e provocato una corsa alla pubblicazione in Italia vinta dalla Garzanti, seguita a breve dall’Einaudi. Grazie alla mediazione di Raffaello Uboldi, la proposta dell’opera arrivò in casa editrice e fu tradotta a Mosca in un periodo brevissimo (Una giornata di Ivan Denisovič, trad. di R. Uboldi, 1963); seguirono diverse riedizioni già nel primo anno di pubblicazione (Una giornata di Ivan Denisovič. La casa di Matrjona. Alla stazione di Krecetkova, trad. di R. Uboldi, C. Coïsson e V. Strada, Einaudi, 1963), a testimonianza del grande successo riscontrato. Le pubblicazioni successive di Solženicyn furono molto ambite dagli editori italiani; Einaudi alcuni anni più tardi pubblicò un altro capolavoro dell’autore, in parte autobiografico, Rakovyj korpus (Reparto C), sia in russo sia in italiano: il romanzo, preziosa testimonianza della vita di un reparto oncologico sovietico, era giunto in Italia nonostante il sequestro dell’archivio di Solženicyn da parte del KGB. Sebbene l’autore non avesse autorizzato alcuna edizione, Il Saggiatore pubblicò nel febbraio 1968 la prima parte dell’opera in russo (Rakovyj korpus, 1968), ottenendone i diritti mondiali; seguì nel mese di maggio la traduzione italiana dal titolo Divisione cancro (trad. di M. Olsufeva, Il Saggiatore, 1968). Nell’edizione de Il Saggiatore si scelse di mantenere l’autore anonimo, come anonimo, secondo la testimonianza dello stesso Alberto Mondadori, era il manoscritto da lui acquistato: questa scelta editoriale non fu condivisa da Giulio Einaudi, infatti l’edizione einaudiana presentò il romanzo con il nome dell’autore (Solženicyn A., Rakovyj korpus, 1968; Reparto C, trad. di G. Dacosta, 1969). Nel catalogo Einaudi continuarono in parallelo sia pubblicazioni di autori sovietici, tra i quali il premio Stalin V. Kaverin (1966) o lo stesso N. Chruscëv (1964), sia di scrittori dissidenti, fatto che permise, grazie a collaboratori di primo piano, di presentare al pubblico italiano uno spaccato ampio e diversificato della letteratura sovietica contemporanea ufficiale e della cultura del cosiddetto dissenso. Jurij Trifonov, esponente della letteratura ufficiale d’opposizione degli anni Settanta, autore di una prosa sommessa che rivelava il tema del destino degli intellettuali durante il regime staliniano, fu proposto al pubblico italiano per la prima volta nel 1977: in quell’anno per Editori Riuniti uscì La casa sul lungofiume, romanzo che pur indirettamente costituì una critica molto fine del regime e alludeva nel sottotesto alla tragedia dei lager, ed Einaudi pubblicò la raccolta di prose Lo scambio. Conclusioni provvisorie. Lungo addio (trad. di C. Coïsson e L. Negarville). La silloge Dissenso e socialismo, una voce marxista del samizdat sovietico, presentava saggi di intellettuali appartenenti alla corrente socialista e marxista del dissenso, a partire dallo storico R. Medvedev, rivelando la complessità di questo fenomeno della realtà sovietica in occasione dei vent’anni dallo storico Congresso del PCUS (a cura di V. Strada, trad. di C. Strada Janovic, M. Boffitto e F. Caselli, 1977; saggio introduttivo di V. Strada Dissenso e socialismo, pp. VI-XXIX). Scrittore dissidente, Jurij Dombrovskij, più volte arrestato e vittima di forti persecuzioni, morì pochi mesi dopo la pubblicazione attraverso i canali del tamizdat della Facoltà di cose inutili edita a Parigi nel 1978 e in traduzione italiana per Einaudi l’anno successivo; tema del romanzo l’inutilità dei valori nell’epoca staliniana, sulla base dell’esperienza autobiografica di arresto e detenzione dell’autore nel Gulag della Kolyma (trad. di S. Leone, 1979). Di un altro autore dissidente, esposto a vessazioni, arresti e in seguito espulso dall’URSS, Andrej Amal’rik, Einaudi pubblicò l’opera storica Rasputin. Il «Monaco nero» e la corte dell’ultimo zar (trad. di V. Drisdo, 1984). Solo con l’avvento degli anni Novanta e la perestrojka Einaudi pubblicò lo scrittore dissenziente V. Vojnovič, (Il colbacco, 1995; Vita e straordinarie avventure del soldato Ivan Čonkin, 1996), inoltre le testimonianze del Gulag si arricchirono della preziosa pubblicazione di V. Šalamov I racconti di Kolyma, nell’edizione completa a cura di I. P. Sirotinskaja proposta per la prima volta al di fuori della Russia (trad. di S. Rapetti e P. Sinatti, 1999, I millenni).

BIBLIOGRAFIA:
Cinquant’anni di un editore, edizioni Einaudi negli anni 1933-1983, Einaudi, Torino 1983.
L. Mangoni, Pensare i libri. La casa editrice Einaudi dagli anni trenta agli anni sessanta, Bollati Boringhieri, Torino 1999.
Le edizioni Einaudi negli anni 1933-2003, Einaudi, Torino 2013.
A. Reccia, Il lavoro dello slavista, “L’ospite ingrato”, 2015.

 

[Sara Mazzucchelli]
[Scheda aggiornata al 15 maggio 2019]