Viktor Nekrasov

Viktor Nekrasov

Viktor Nekrasov a Parigi,  12 gennaio 1976
© Viсtor Kondyrev
http://nekrassov-viktor.com/

Viktor Platonovič Nekrasov

(Kiev, 1911 – Parigi, 1987)

Scrittore sovietico di stampo realista, si distingue per la sua prosa di guerra e di denuncia sociale, sin dalla metà degli anni Sessanta diventa una figura di rilievo del dissenso, emigra definitivamente a Parigi nel 1974, dove partecipa all’attività redazionale di “Kontinent”. Viktor Nekrasov non ha ricordi di suo padre Platon, un bancario di origini siberiane, che muore nel 1917; vivrà con sua madre Zinaida Motovilova (1879-1970), che vanta origini italiane. Sua zia, Sof’ja Motovilova (1889-1966), è una bibliografa inserita negli ambienti letterari moscoviti, che nel 1963 pubblica sul n. 12 di Novyj mir alcuni brani delle sue memorie letterarie. Dopo aver concluso gli studi in architettura nel 1936, nel periodo 1937-1941, Nekrasov si dedica prevalentemente alla recitazione teatrale. Con l’inizio della Seconda guerra mondiale si arruola volontario nell’Armata Rossa e combatte in trincea a Stalingrado, dal 21 settembre 1942 al 2 febbraio 1943. Le vicende belliche lo conducono poi sul fronte occidentale, fino a Lublino, dove viene ferito e nell’agosto 1944 fa ritorno a Kiev, come eroe di guerra. Qui, collabora nella redazione di Radjans’ke mistectvo, dove pubblica diversi articoli e mette mano alla stesura di una novella sulla sua esperienza in trincea. Il suo successo è tanto immediato, quanto inatteso. L’opera degli esordi è V okopach Stalingrada (Nelle trincee di Stalingrado), che esce nel 1946 su Znamja, con il titolo Stalingrad, ed ottiene il premio Stalin nel 1947. Nekrasov si afferma negli anni successivi per la sua prosa di guerra, scala posizioni nell’Unione degli scrittori sovietici, divenendo vicepresidente dell’Unione degli scrittori ucraini. Collabora con le principali riviste e edizioni moscovite, pur continuando a vivere a Kiev.

Nella seconda parte degli anni Cinquanta, Nekrasov è una figura di rilievo e di collegamento nei rapporti tra Italia, Francia e Unione Sovietica. Si afferma come una voce originale e indipendente nel panorama del disgelo chruscioviano, grazie a V rodnom gorode (Nella città natale) del 1954, romanzo breve in cui critica il dogmatismo e il burocratismo della dirigenza di partito, tanto persistenti nella Kiev del dopoguerra. L’opera ha un grande successo anche in Italia, dove alla fine del 1955 è pubblicata da Feltrinelli (nella versione di Pietro Zveteremich) e da Einaudi (nella versione di Vittorio Strada). Come accaduto per Nelle trincee di Stalingrado, con il film Soldaty (Soldati) del 1957, Nella città natale conosce anche una libera trasposizione cinematografica, nel 1958, con il nome Gorod zažigaet ogni (La città accende le luci). Ad animare il dibattito sull’autore, che coinvolge la critica occidentale, sarà anche la discussa novella Kira Georgievna del 1961. In essa si narrano le vicende di una donna che si afferma nella società staliniana del dopoguerra, nonostante suo marito avesse subito le repressioni del 1937. I temi del distacco, dell’assenza e del ritorno hanno come sottotesto il terrore staliniano e l’esperienza del Gulag; in tal senso, l’opera di Nekrasov anticipa di un anno le tematiche rese poi esplicite da A. Solženicyn. Altri testi narrativi venati di eresia sono Pervoe znakomstvo (Prima conoscenza) del 1958 e Po obe storony okeana (Di qua e di là dall’oceano) del 1962, i discussi resoconti di viaggio in Italia (1957 e 1962), Francia (1962) e Stati Uniti (1960), in cui si critica a Nekrasov una poco velata inclinazione per i costumi occidentali. L’evoluzione letteraria e personale dell’autore è in questi anni legata al dibattito intellettuale italiano, soprattutto nel confronto con autori del calibro di Carlo Levi, Renato Guttuso, Pier Paolo Pasolini e con il cinema neorealista, di cui è grande estimatore. Alcuni suoi audaci elogi all’opera cinematografica Zastava Il’iča (Il quartiere Fortezza di Il’ič) di Marlen Chuciev (1925-2019), pubblicati su Di qua e di là dall’oceano, in seguito all’anteprima del film, gli costano la pubblica reprimenda nel discorso di Nikita Chruščev dell’8 marzo 1963. In realtà, la propensione di Nekrasov al dialogo con l’Occidente e la sua denuncia dell’antisemitismo in Unione Sovietica, già palesata in un articolo sulla memoria occultata a Babij Jar, apparso su “Literaturnaja gazeta” del 10 ottobre 1959, avevano già compromesso la sua posizione agli occhi delle autorità. L’organizzazione di un raduno non autorizzato a Kiev, il 29 settembre 1966, per il venticinquesimo anniversario del massacro degli ebrei a Kiev, rappresenta il punto di non ritorno, tanto più che il 14 febbraio 1966 era apparso come uno dei 25 firmatari della lettera a Leonid Brežnev contro la riabilitazione di Stalin. Sul finire degli anni Sessanta, a Nekrasov vanno ascritte altre iniziative di protesta come sul ‘caso Grigorenko’ e, a partire dal 1967, anche il recupero alla memoria della casa dei Turbin, luogo simbolico della storia più recente di Kiev, in cui oggi ha sede la Casa museo di Michail Bulgakov.

Nel 1971 esce il suo ultimo lavoro pubblicato in Urss, V žizni i pis’mach (Nella vita e nelle lettere), una raccolta di prosa memorialistica. Da questo momento, l’autore non avrà più spazio nell’editoria sovietica e i suoi libri diventeranno inaccessibili. Nel 1973 è espulso dal Partito comunista. L’atteggiamento ostile delle autorità si tramuta in provocazioni, fermi, minacce di arresto e in due perquisizioni; tra il 17 e il 19 gennaio 1974 subisce un lungo interrogatorio e la confisca di diversi libri e manoscritti, tra cui i materiali delle sue inchieste su Babij Jar. Il 20 maggio dello stesso anno scrive una lettera a Leonid Brežnev, in cui dichiara di non poter accettare più simili offese e comprende di non essere più ben voluto. Il 12 settembre 1974, con sua moglie Galina Bazij, lascia l’Unione Sovietica e attraverso Zurigo raggiunge Parigi. Nei primi mesi vive ospite di Andrej Sinjavskij e Marija Rozanova. Su invito di Vladimir Maksimov, nel periodo dal 1975 al 1982, lavora come viceredattore alla rivista “Kontinent”. Collabora con alcune redazioni dell’emigrazione, quali Russkaja Mysl’, Novoe russkoe slovo e Radio Svoboda, in quest’ultima, la sua voce risuona in diverse letture e trasmissioni. Intensa è la sua produzione di prosa memorialistica e autobiografica: nel periodo parigino escono Zapiski zevaki (Le memorie di un perditempo) del 1975, Vzgljad i nečto (Lo sguardo e qualcos’altro) del 1976-1977, Po obe storony Steny (Di qua e di là dal Muro) del 1978, Iz dal’nych stranstvij vozvratjas’ (Di ritorno da un lungo vagabondare) del 1979-1981, Saperlipopet (Perdincibacco) del 1983 e Malen’kaja pečal’naja povest’ (Piccola novella triste) del 1986, l’ultimo lavoro di un certo spessore. Negli ultimi tredici anni della sua vita da emigrato incontra diversi amici scrittori, tra cui Sergej Dovlatov, Aleksandr Galič, Bulat Okudžava, Konstantin Kuz’minskij; in Italia, resta in contatto con Vittorio Strada, Pietro Zveteremich e con il giornalista Dario Staffa. Dopo che nel 1979 gli era stato requisito il passaporto sovietico, in seguito ad alcune esternazioni contro Brežnev, nel 1983 Nekrasov acquisisce la cittadinanza francese, vive a Vanves, alle porte di Parigi, insieme al figliastro Viktor Kondyrev, nel frattempo ricongiuntosi con la famiglia. Nonostante la malattia continua a scrivere fino agli ultimi giorni della sua vita. Muore il 3 settembre 1987.

BIBLIOGRAFIA:
L. Chazan, Viktor Nekrasov. Arestovannye stranicy. Rasskazy, interv’ju i pis’ma iz archivov KGB, Kiev, Laurus, 2014, pp. 214.
V. Kondyrev, Vse na svete, krome šila i gvozdja, Moskva, AST, 2011.
P. Matveev, Viktor Nekrasov i KGB, “Colta”, 12/09/2014, https://www.colta.ru/articles/literature/4592-viktor-nekrasov-i-kgb, online (08/2019).
M. Sabbatini, Viktor Nekrasov e l’Italia. Uno scrittore sovietico nel dibattito culturale degli anni Cinquanta, Mantova, Universitas Studiorum, 2018.

Viktor Nekrasov, Sito in memoria dello scrittore http://nekrassov-viktor.com, web (08/2019).

[Marco Sabbatini]

[scheda aggiornata al 28/11/2019]